Autore e foto: Maurizio Saroldi
Tempo di lettura: 10 minuti
Drosere a crescita invernale
Tra tutte le drosere, quelle a crescita invernale sono un gruppo davvero particolare, di cui fanno parte le tuberose australiane e alcune specie sudafricane.
Le drosere tuberose, per superare le estati calde e secche, tipiche delle zone da cui provengono, perdono la loro parte aerea e si rifugiano sotto il terreno in piccoli tuberi, che servono come riserva di energia, per poi rispuntare in autunno con l’arrivo delle prime piogge. Esistono specie a rosetta, erette, rampicanti, con fiori dai più svariati colori.

Anche in Sudafrica un piccolo gruppo di drosere ha evoluto una strategia simile per superare la siccità dell’estate, perdendo le foglie intorno a fine primavera e rifugiandosi sotto la superficie in radici carnose, anche queste organi di stoccaggio di energia, da cui rispunteranno nuovamente in autunno.
Il clima delle zone da cui provengono queste drosere è di tipo mediterraneo, con estati calde e secche ed inverni umidi e freschi. Ed è per questo che in molte zone della nostra Penisola la loro coltivazione non risulta troppo complicata. Tra l’altro uno dei problemi principali di noi coltivatori di piante carnivore è il reperimento dell’acqua; nella coltivazione di queste piante questa problematica si riduce al minimo visto che in estate devono stare al secco e che dall’autunno alla primavera, quando hanno bisogno di acqua, dal cielo ne cade in abbondanza (o, perlomeno, così dovrebbe, ormai i cambiamenti climatici fanno vacillare anche le nostre più radicate certezze).
Drosera coccipetala
Tra le drosere sudafricane a crescita invernale, una delle mie favorite è senza dubbio Drosera coccipetala, pianta ancora rara in coltivazione, che forma una piccola rosetta appressata al suolo, ampia dai 2 ai 4 cm di diametro, e che si fa notare per i suoi grossi (rispetto alla rosetta) fiori di un bel color rosso papavero (coccipetala deriva dal latino coccinus, scarlatto, e petalum, petalo). Pochissime specie nel genere Drosera hanno fiori di colore rosso. Ogni pianta forma un solo scapo fiorale, alto al massimo solo 5 cm, che solitamente porta un unico fiore che può arrivare quasi a 2 cm di diametro. Esistono anche rarissime forme a fiore rosa o bianco.

Vi darò adesso alcuni consigli per la coltivazione di D. coccipetala. Con le stesse tecniche coltivo tutte le mie drosere a crescita invernale, siano esse sudafricane o tuberose australiane.
Substrato:
Torba acida, abbondante sabbia silicea, volendo anche un po’ di lapillo a grana piccola.
Annaffiature:
Inizio ad annaffiare dall’alto, gradualmente, indicativamente a fine estate, senza, inizialmente, lasciare acqua nel sottovaso. Appena la pianta spunta e inizia il periodo vegetativo si può tranquillamente lasciare un dito di acqua nel sottovaso… e questo fino a quando, all’incirca a metà primavera, le foglie inizieranno a seccare; è questo il momento di sospendere le annaffiature, di lasciare che l’acqua nel sottovaso si prosciughi e che il terreno si secchi completamente. Da allora fino all’autunno successivo le annaffiature vanno interrotte. L’acqua migliore è ovviamente la piovana, in alternativa va bene anche quella da osmosi o la demineralizzata (in estate si può recuperare anche l’acqua di scarico dei condizionatori).
Ricovero in estate:
Tenere i vasi all’ombra, io li tengo in un garage, senza mai annaffiare. Qualcuno consiglia di spruzzare ogni tanto un po’ di acqua sul terreno in questo periodo di riposo vegetativo.

Posizione e temperature in inverno:
Queste piante tollerano bene minime intorno allo zero, o anche un po’ al di sotto. Direi che ottimali sarebbero minime intorno ai 5 °C. In inverno le tengo su una terrazza (vivo in provincia di Firenze) in una posizione dove possono godere di un po’ di sole. Solo nelle rare volte in cui le temperature scendono abbondantemente sotto lo zero le metto in una serretta fredda chiusa, dove in notti particolarmente gelide accendo un piccolo cero… di quelli rossi da cimitero :O).
Moltiplicazione:
Per fortuna è una specie autofertile e così dall’unico primo esemplare che ricevetti più di 10 anni fa sono riuscito ad ottenere semi, a farli germinare e a far crescere nuove piante che in questo marzo, come potete vedere dalle foto, mi hanno regalato una fioritura davvero eccezionale. Come ho detto è autofertile, ma difficilmente autoimpollinante, quindi consiglio di procedere come con l’impollinazione manuale. Il fiore, purtroppo, si apre solo per uno o due giorni, e per poche ore al giorno, e soltanto se c’è il sole. Se il fiore è prossimo ad aprirsi ma il cielo è coperto, abortisce, e così rischiamo di perderci lo spettacolo della fioritura e la possibilità di impollinazione. Qualche volta, prevedendo giornate nuvolose, ho posizionato i vasi sotto luci a led e così i fiori sono sbocciati. Può essere moltiplicata anche per talea di foglia, da fare all’inizio della stagione vegetativa.
Semina:
Per favorire la germinazione si può fare un periodo di stratificazione calda, seminando ad inizio settembre su terreno asciutto e aspettando ottobre per iniziare ad annaffiare; si possono anche trattare i semi col fumo o con acido giberellico.

Per qualche approfondimento potete leggere un mio articolo pubblicato sul n. 51 del 2018 di AIPCMagazine, la rivista dell’Associazione Italiana Piante Carnivore. Sul n. 23 del 2011 trovate invece un interessante articolo di Dieter Kadereit specifico sulla germinazione dei semi di drosere a crescita invernale e sulle tecniche utili per stimolarla. Vi anticipo anche che sul n. 75, che uscirà intorno al prossimo settembre, pubblicheremo un lavoro completamente dedicato alle drosere sudafricane a crescita invernale. La pubblicazione è riservata ai soci dell’associazione, chi fosse interessato ad iscriversi o a richiedere qualche arretrato può consultare il sito www.aipcnet.it.
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