Cephalotus

Cresce spontaneamente nell’Australia sud-orientale, in aree umide e torbose attorno alla città di Albany. E’ minacciata da un serio pericolo di estinzione, considerando il continuo espandersi delle attività di bonifica delle zone umide da parte dell’uomo. Il Cephalotus follicularis presenta trappole ad ascidio non più grandi di 7-8 cm, con un opercolo sormontante l’imboccatura che serve a proteggere il liquido digestivo, che riempie 2/3 dell’ascidio stesso. Gli ascidi sono poggiati sul terreno. In primavera produce anche foglie normali, piatte ed ovali: probabile eredità dell’ancestrale patrimonio genetico non carnivoro.
Esposizione solare
Gradisce sole diretto tutto l’anno e per tutto il giorno, ma nelle aree e nei giorni più caldi e secchi può essere ombreggiato fino al 50%. Anche in terrario le lampade, decisamente intense, devono essere a circa 10 cm dalla pianta. Con una giusta illuminazione le trappole si colorano di un rosso intenso; se quelle della vostra pianta sono verdi, c’è qualcosa che non va e dovete provvedere. Solo le piante ancora molto piccole, che producono ascidi diversi da quelle mature, tendono a rimanere verdi.
Acqua
Abbondante e costante d’estate, preferibilmente nel sottovaso, alto almeno 2 cm. In inverno è necessario soltanto mantenere appena umido il substrato. E’ importante non eccedere con l’acqua nella stagione fredda: molte foglie, seccando, possono ammuffire per la troppa umidità ed arrecare danni ai punti di crescita. Soprattutto se le piante dimorano in vasi troppo piccoli, un composto troppo umido porta molto velocemete alla morte delle radici.
Il Cephalotus è sensibile agli attacchi dell’oidio, che si presenta come una leggera muffa bianca, preferibilmente nelle stagioni intermedie, quando la luce è scarsa, e può acilmente provocare la morte della pianta.
Substrato
Il composto da usare preferibilmente è un miscuglio di 3 parti di torba acida, 1 parte di perlite o sabbia silicea e sfagno attorno alla parte centrale della pianta: quest’ultimo accorgimento è utile sia per l’umidità
Inverno
Sopporta brevi gelate, ma preferisce di gran lunga temperature invernali sopra lo zero. Nella stagione fredda riposa bene a 5/7 °C. In estate, sempre rispettando l’ombreggiatura, può vivere bene anche con temperature prossime ai 40 °C. L’ideale sarebbero comunque 25 °C.
Roridula

Roridula gorgonias e Roridula dentata sono le uniche due specie appartenenti a questo genere di pianta arbustiva originaria del Sud Africa dove può crescere fino ad un’altezza di due metri.
Roridula non può essere definita una pianta carnivora ma piuttosto proto-carnivora in quanto non è in grado di produrre enzimi digestivi.
Cosa significa proto carnivora? Significa appunto che questo particolare genere di pianta ha sviluppato un metodo “alternativo” per ricavare nutrimenti dalle sue prede, una spettacolare simbiosi tra pianta ed insetto! infatti le foglie coperte di ghiandole sono in grado di produrre una resina appiccicosa che intrappola piccoli insetti ma da questa trappola vi è un insetto che da ciò trae beneficio, un piccolo Emittero del Genere Pameridae è infatti in grado di muoversi tra le foglie di Roridula ed approfittare delle prede immobili grazie alla resina per predarle facilmente e nutrirsene. Successivamente le deiezioni organiche di questo insetto andranno a fertilizzare naturalmente la pianta Roridula che altrimenti non sarebbe in grado di procurarsi le sostanze di cui ha bisogno.
Questo insetto vive la sua intera vita su Roridula, riproducendosi su di essa e deponendo le uova alla base della pianta stessa. In questo articolo parleremo di come coltivare Roridula.
Esposizione solare
Pieno sole!
Perché? Roridula in natura cresce su collinette insieme ad altre piante arbustive di piccola dimensione che non producono ombra o riparo dalla luce diretta. Di conseguenza esse si è adattata traendo beneficio anche dalla luce. Probabilmente la sua strategia di cattura prevede un mix tra il fornire ombra e riparo agli insetti e ingannarli con la riflessione della luce sulle foglie che faranno sembrare le goccioline come una fonte di acqua.
Acqua
Questa pianta proto carnivora è più resistente delle classiche piante carnivore ad eventuali minerali discolti nell’acqua, tuttavia è sempre bene utilizzare acqua demineralizzata o piovana come quella che gli viene fornita dalle piogge nel suo habitat naturale.
Inoltre si è notato come la pianta risulti stressata se annaffiata con acqua di falda.
Nel periodo estivo lasciare sempre qualche cm di acqua nel sottovaso ma rabboccare solo una volta asciutto. Questo perché non ama i ristagni idrici vivendo in ambienti con suolo sabbioso.
Substrato
Come accennato nelle righe superiori in natura cresce su ambienti caratterizzati da suolo sabbioso ed estremamente drenante di conseguenza sarebbe opportuno creare lo stesso ambiente anche in vaso.
Un mix 40% torba bionda acida si sfagno e 60% perlite è un buon compromesso tra acidità e drenaggio.
Se si dispone di sabbia di quarzo inerte il mix migliore potrebbe essere un mix tra torba, perlite e sabbia in parti uguali.
È consigliabile utilizzare vasi alti e aumentare la dimensione mano a mano che la pianta cresce.
Inverno
Le piante del genere Roridula appartengono ad un clima sub-tropicale e non necessitano del riposo vegetativo , tuttavia se ben riparate risultano essere piante relativamente tolleranti alle basse temperature purchè non inferiori ai 10°c per periodi eccessivamente prolungati. Anche nel loro ambiente naturale c’è alternanza estate-inverno, tuttavia gli inverni del loro clima sono più miti dei nostri inverni mediterranei.
Cosa succede in inverno?
in inverno è opportuno riparare Roridula dalle gelate, riponendo il vaso dentro una serra fredda oppure sotto un portico ma non in casa.
Quando le temperature cominciano ad abbassarsi Roridula rallenterà il metabolismo e di conseguenza la crescita, in questo periodo non necessita di abbondanti irrigazioni ma è opportuno mantenere comunque il substrato umido con annaffiature occasionali.
In assenza dell’insetto ospite è buona regola, in questo periodo, pulire la pianta dall’eccesso di prede in quanto durante la decomposizione di questi insetti Roridula potrebbe venire facilmente aggredita da funghi.
Stylidium

Stylidium è un numeroso genere di piante carnivore e proto carnivore australiane, la maggior parte perenni e alcune annuali. Il più comune delle quasi 300 specie è Stylidium debile.
Queste particolari piante carnivore si presentano come piccoli “cespugli” dai quali scaturiscono fioriture abbondanti.
La trappola è situata lungo lo stelo floreale dove tessuti specializzati e dotati di ghiandole e peli producono una secrezione simile alla colla di Drosera, pertanto in grado di attirare, intrappolare e digerire piccoli insetti volanti.
Una caratteristica particolare di questa pianta è la presenza di un sistema a “grilletto” dove vi è posizionata la parte maschile del fiore. Tale sistema è estremamente sensibile al tatto e quando un insetto impollinatore si avvicina al fiore questo “grilletto” scatta in meno di una frazione di secondo ricoprendo il suddetto insetto di polline.
Esposizione solare
Generalmente Stylidium predilige molta illuminazione e sole diretto.
Acqua
Demineralizzata, piovana o di condensazione.
Mantenere qualche centimetro d’acqua nel sottovaso costantemente ma ridurne l’apporto durante i mesi invernali.
Vi sono specie appartenenti al genere Stylidium che preferiscono un clima più arido e secco.
Substrato
50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.
In natura vive in ambienti acidi e poveri di sostanze minerali e nutritive, pertanto è opportuno utilizzare solo torba pura che possiede tali caratteristiche.
Per le specie di Stylidium che vivono in areali più aridi è consigliabile aggiungere sabbia di quarzo inerte al mix.
Inverno
Stylidium è presente in tutta l’Australia, pertanto cresce in ambienti molto eterogenei in ecosistemi diversi tra loro. Alcune specie non tollerano temperature inferiori ai 15°C, altre resistono anche a temperature intorno ai 0°C. Generalmente le specie più comuni e diffuse in commercio (es Stylidium debile) non dovrebbe mai affrontare temperature sotto i 10°C, è perciò indispensabile riparare la pianta dalle gelate utilizzando una serra fredda, una doppia finestra oppure una veranda molto illuminata. Mai dentro casa! In quanto sono piante che gradiscono un alto tasso di umidità nell’aria.
Brocchinia reducta

Brocchinia reducta è una pianta carnivora originaria del Sud America ed appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae. La sua trappola consiste in un “pozzetto” d’acqua che Brocchinia crea grazie allo sviluppo delle foglie che ricordno vagamente un ascidio. Questa pianta carnivora sfrutta la luce del sole ed il rivestimento interno delle foglie per riflettere i raggi UV attirando gli insetti. Una volta caduti nel pozzetto, gli insetti vengono parzialmente digeriti dalla pianta stessa e in parte decomposti dai batteri simbionti che Brocchinia utilizza per ottenere alcune sostanze nutritive non disponibili attraverso l’unico enzima che essa è in grado di produrre.
Esposizione solare
Brocchinia reducta necessita di sole diretto, tuttavia cresce in ambienti umidi e freschi ed è quindi opportuno schermare il sole diretto nelle ore più calde del giorno per evitare bruciature ed eccessivo calore.
Acqua
Usare solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione in quanto vive in aree caratterizzate da terreni acidi e privi di sostanze minerali e nutritive.
Brocchinia ama terreni umidi ma non fradici, evitare il ristagno idrico ed irrigare preferibilmente dall’alto in modo da bagnare il terreno ma senza inzupparlo eccessivamente.
Substrato
Leggero, morbido e drenante. 50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.
Utilizzare torba pura priva di ammendanti e sostanze nutritive. pH acido (3,5-4).
Vasi alti ed ampi. Brocchinia può raggiungere dimensioni ragguardevoli.
Inverno
Brocchinia reducta come tutte le bromeliacee non ha il periodo di riposo vegetativo.
Durante l’inverno è opportuno ripararla da temperature proibitive (sotto i 10°C) all’interno di serre fredde, doppie finestre o verande molto illuminate. NON portare dentro casa.
Anche questa pianta carnivora durante l’inverno rallenta il proprio metabolismo, è perciò necessario ridurre l’apporto idrico ma mantenere comunque il substrato umido.
Heliamphora

Heliamphora è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Sarraceniaceae, originaria di alcune aree montane del Sud America in particolare dei monti tepui del Venezuela dove cresce su terreni composti da sabbia inerte, muschi, residui vegetali in decomposizione e rocce.
Il grande esperto Stewart McPherson definisce l’habitat di Heliamphora come “freddi deserti piovosi” per via del terreno prevalentemente sabbioso (acido e privo di nutrimenti) del clima caratterizzato da temperature diurne non superiori ai 25°C e notturne non inferiori ai 7°C nonché dall’abbondanza di piogge.
Notando le temperature si può affermare che la maggior parte delle piante carnivore appartenenti al genere Heliamphora crescono in ambiente highland quindi necessitano di temperature fresche durante il giorno e di uno sbalzo termico durante la notte.
Esposizione solare
Sebbene molti coltivatori consigliano l’utilizzo di terrari con luce, temperatura ed umidità controllata è in realtà possibile coltivare Heliamphora all’esterno ottenendo comunque ottimi risultati.
Heliamphora ama la luce solare, tuttavia bisogna evitare temperature troppo elevate ed è quindi necessario schermare la luce durante le ore più calde delle giornate estive evitando il contatto diretto con i raggi solari.
Acqua
Heliamphora ha bisogno di crescere in un ambiente molto umido e bagnato, tuttavia non gradisce il ristagno idrico.
È necessario irrigare abbondantemente con acqua demineralizzata, piovana o di condensazione. Lasciando 1-2cm di acqua del sottovaso ed irrigando nuovamente quando questo accumulo sarà asciutto.
Substrato
Sebbene cresca su terreni prevalentemente sabbiosi la maggior parte delle specie appartenenti al genere Heliamphora non risultano essere particolarmente esigenti in termini di substrato, l’importante è che sia morbido, ben drenante, acido e privo di sostanze minerali e nutritive.
Utilizzare quindi il mix 50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.
Consigliabile coprire il substrato e la base della pianta con abbondante sfagno il quale aiuterà molto a mantenere l’umidità.
Inverno
Sebbene Heliamphora possa assomigliare, sotto alcuni punti di vista, a Sarracenia essa è in realtà una pianta totalmente diversa e visto l’ambiente in cui cresce non ha bisogno del riposo vegetativo.
L’ideale sarebbe coltivare Heliamphora all’interno di terrari o growbox con condizioni controllate tuttavia molte tra le specie più semplici (es H. minor, H. heterodoxa e vari ibridi) possono passare l’inverno all’interno di serre fredde, doppie finestre o verande ben illuminate. L’importante è che le temperature non scendano mai generalmente sotto i 10°C.
Heliamphora teme le gelate! Inoltre cresce in un ambiente dove le condizioni sono praticamente costanti 365 giorni l’anno quindi necessiterebbe dello stesso apporto idrico ma se coltivate al di fuori di un sistema controllate è opportuno ridurre al minimo indispensabile l’apporto idrico nei mesi più freddi.
Catopsis berteroniana

Catopsis berteroniana è una bromeliacea epifita ritenuta una possibile pianta carnivora, simile alla Brocchinia reducta, sebbene le prove siano equivoche. Il suo areale di origine va dalla Florida meridionale al Brasile meridionale. Cresce generalmente sui rami non ombreggiati degli alberi.
Esposizione solare
Catopsis berteronianaa gradisce pieno sole tutto l’anno! Si consiglia di ombreggiare leggermente o rinfrescare nei mesi estivi più caldi per evitare temperature eccessive che potrebbero bloccare la crescita della pianta. Se coltivata indoor necessita di una buona illuminazione, con luci a 6400 K che garantiscano almeno 6.000/7.000 lux.
Acqua
Si consiglia di annaffiare quotidianamente dall’alto, senza sottovaso, per evitare ristagni d’acqua. È importante utilizzare solo acqua distillata o, in alternativa, tutte le acque a bassissimo contenuto di sali minerali. Ad esempio tutte le acque di condensa (condizionatore, deumidificatore). La conducibilità dell’acqua deve avere un valore inferiore a 50 micro-siemens.
Substrato
Seppure 50% torba acida di sfagno e 50% perlite va bene come substrato generale, noi consigliamo il substrato per Heliamphora che abbiamo sviluppato e testato per la crescita ottimale anche di questo genere.
Inverno
L’areale di distribuzione di Catopsis berteroniana è compreso tra la Florida meridionale e il Brasile meridionale, dove cresce sui rami non ombreggiati degli alberi. Il clima è fresco e nebbioso tutto l’anno, quindi ama l’umidità elevata e la luce intensa, senza mai riscaldarsi. Le notti più fresche sono l’ideale. Questo genere di piante non va in dormienza.
Possono essere coltivate su davanzali freschi e soleggiati, ma le piante migliori sono coltivate in serre o terrari a clima controllato, dove la temperatura diurna rimane a 20°C e quella notturna a 5-10°C e con una buona illuminazione (luci a 6400 K che garantiscano almeno 6.000/7.000 lux).
Darlingtonia California

Tra le qualità che un bravo coltivatore deve possedere, sicuramente il rapporto con la natura e la capacità di conoscere i vari ambienti dove le piante vivono, per potersene prendere cura al meglio, sono tra le più importanti e utili che si possono acquisire.
Darlingtonia californica è una pianta carnivora di raro fascino e bellezza, e rappresenta un compagno di viaggio ideale per esplorare un altro straordinario habitat dove si è adattata nel corso dell’evoluzione, emergendo come regina di questo ambiente ostile.
Se siete appassionati di piante carnivore, avrete sicuramente familiarità con Darlingtonia californica, ma quanto conoscete del suo habitat? In questo articolo, esploreremo l’ambiente naturale di questa specie per arricchire la nostra conoscenza e utilizzare queste informazioni per rendere la coltivazione non solo soddisfacente, ma anche più accessibile e semplice.
Iniziamo
Darlingtonia californica è una pianta carnivora appartenente alla famiglia Sarraceniaceae, in natura cresce nell’area circostante il nord della California (dalla quale prende il nome), in Oregon e più raramente in alcune zone del sud del Canada.
Per via del suo aspetto i locali la chiamano comunemente Cobra lily o Cobra plant in quanto, seppur simile a Sarracenia, essa sviluppa l’opercolo rivolto verso il basso e presenta un peristoma più o meno vasto che ricorda la lingua biforcuta dei rettili.
L’aspetto “fenestrato” degli ascidi serve a confondere gli insetti, i quali, per via della luce penetrante dall’esterno, una volta entrati all’interno dell’ascidio non saranno più in grado di distinguere il vero opercolo. Quindi possiamo parlare di un meccanismo davvero unico nel suo genere ed oltremodo affascinante.
Questa spettacolare pianta carnivora cresce in prossimità di ruscelli, colline e prati molto umidi caratterizzati da terreno morbido e fresco grazie anche alla presenza di sfagno. Talvolta sembra possedere caratteristiche semi-acquatiche in quanto non è raro che essa cresca su terreni parzialmente sommersi dove l’acqua scorre costantemente sia sopra la superficie del substrato che sotto di essa.
Una particolare caratteristica di Darlingtonia californica è che sembra in grado di resistere a sostanze tossiche presenti nel terreno, forse ciò rappresenta un adattamento per poter sopravvivere li dove altre piante non riuscirebbero, evitando la competizione tra specie.
Un altro adattamento degno di nota è la capacità di Darlingtonia di prosperare in terreni acidi, dove le sostanze minerali e i nutrienti sono scarsamente disponibili. Per compensare questa carenza, la pianta ha sviluppato un’incredibile abilità nel catturare gli insetti per ottenere le sostanze, soprattutto azotate, indispensabili per il suo accrescimento.
Esposizione solare
Darlingtonia californica gradisce il pieno sole e forte illuminazione, tuttavia quando le temperature estive sono troppo alte è preferibile coltivare in penombra oppure utilizzando teli ombreggianti.
Perché meglio coltivare Darlingtonia in penombra?
Darlingtonia californica non ama il caldo! in particolar modo non ama il suolo caldo! nel suo ambiente naturale essa vive dove l’acqua scorre costantemente rinfrescando costantemente le radici.
In un sistema chiuso come un vaso è una condizione molto difficile da ottenere, pertanto è meglio evitare che il sole scaldi troppo il vaso e l’acqua nel sottovaso. La pianta collasserebbe in breve tempo.
Acqua
Acqua demineralizzata, piovana o di condensazione (es. acqua del deumidificatore o di scarto del condizionatore).
Perché?
Come ben sappiamo l’acqua piovana non presenta sostanze minerali al suo interno, inoltre l’ambiente acido in cui Darlingtonia californica affonda le radici rende non disponibili all’assorbimento anche quelle poche sostanze minerali e nutritive presenti nel suolo.
Per questo motivo essa si è evoluta adattandosi a tale ambiente e non tollera terreni con pH neutro o basico.
Quanta acqua?
Tanta acqua! Come già detto, Darlingtonia californica cresce in ambienti molto umidi con acqua che scorre costantemente.
Tuttavia anche se tollerante sembrerebbe non apprezzare particolarmente i ristagni idrici, pertanto è possibile scegliere due opzioni:
-mantenere un costante livello di acqua che non supera i 1/3 del vaso, irrigando dall’alto.
-innalzare il livello dell’acqua fino quasi alla superficie del vaso ma sostituirla ogni giorno con acqua fresca (sempre priva di minerali!) aspettando qualche minuto in modo che anche l’acqua interna del vaso percoli all’esterno. Questo piccolo trucchetto ha dato ottimi risultati a diversi coltivatori esperti.
Substrato
Darlintonia californica non è particolarmente esigente in termini di mix torba-perlite, il classico mix 50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite va più bene.
Utilizzare vasi molto larghi e possibilmente in terracotta perché scaldano meno il substrato e permettono una maggiore areazione.
Consiglio però un’abbondante copertura della superficie con sfagno vivo.
Perché torba bionda acida di sfagno e perlite?
La torba bionda pura presenta un pH naturalmente acido ed è pertanto priva di sostanze che Darlingtonia californica non tollera.
La perlite invece viene utilizzata per alleggerire la torba ed evitare che essa si impacchi e marcisca più velocemente.
Perché usare lo sfagno?
Una buona copertura di sfagno aiuta a mantenere fresco ed areggiato il terreno, inoltre protegge il rizoma di Darlingtonia e mantiene l’umidità intorno a quest’ultimo. Condizione di cui essa ha naturalmente bisogno.
Molti esperti coltivano Darlintonia californica in solo sfagno vivo vegetante, spesso all’interno di vere e proprie sfagnere artificiali.

Inverno
L’inverno nell’habitat naturale di Darlingtonia californica è molto simile all’inverno temperato italiano. Pertanto, esattamente come Sarracenia, non teme il freddo e le gelate occasionali. Tuttavia il rizoma di Darlingtonia è più fragile di quello di Sarracenia ed è quindi opportuno ripararle in una serra fredda o sistemi analoghi qualora il rizoma non sia ben protetto e troppo esposto alle intemperie.
Quindi come per Sarracenia anche Darlingtonia necessita del riposo vegetativo.
Ridurre il livello idrico (ma mantenere costantemente umido il substrato) perché in inverno non ha bisogno di tanta acqua ed inoltre si eviteranno eventuali danni che le gelate potrebbero causare.
Cosa succede in inverno?
Con l’avvicinarsi di questa stagione Darlingtonia californica rallenta il proprio metabolismo fino a fermare totalmente la propria crescita. In questa fase comincerà a seccare gli ascidi che NON dovranno essere tagliati prima del totale imbrunimento in quanto essi fungeranno da riserva energetica per il rizoma e per permettere alla pianta di tornare a crescere vigorosa in primavera.
Quindi non bisogna preoccuparsi! La pianta starà benissimo!
Cosa succede in primavera?
Come tutte le piante che necessitano di riposo vegetativo anche Darlingtonia californica è in grado di riconoscere l’avvicinarsi della stagione calda.
In questo periodo è opportuno aumentare gradualmente l’irrigazione, ciò aiuta a simulare quello che naturalmente avviene nel suo habitat e di conseguenza accompagnare la pianta ad un sano risveglio. Essa comincerà a produrre nuovi ascidi e se raggiunta la maturità riproduttiva vedremo anche lo stelo floreale ed il particolare fiore che questa pianta unica nel suo genere produce.

Malattie e parassiti
Di seguito vedremo le problematiche più comuni che potremmo dover affrontare, come riconoscerle e come comportarci nel maleaugurato caso in si verifichino.
Parassiti:
-afidi: piccoli insetti pungenti generalmente di colore verde chiaro, nero o bianchi, grandi pochi millimetri e muniti di ali. Gli afidi succhiano la linfa soprattutto in prossimità dell’apice meristematico del rizoma causando la formazione di ascidi deformi che spesso vengono abortiti dalla pianta stessa.
Sono facilmente debellabili manualmente oppure utilizzando uno dei vari prodotti aficidi biologici presenti in commercio ripetendo il trattamento dopo 10 giorni in quanto questi parassiti producono uova resistenti al trattamento
-acari: comunemente chiamato ragnetto rosso, è un parassita microscopico e pertanto impossibile da vedere ad occhio nudo. Crea danni simili a quelli degli afidi tuttavia è difficile riconoscerlo ad occhio nudo in quanto i sintomi sono simili a quelli causati da afidi, stress da troppo caldo, o altri parassiti.
Per il trattamento è possibile utilizzare un acaricida per piante e come per gli afidi è necessario ripetere l’operazione a distanza di qualche giorno.
-cocciniglia: così come per Sarracenia non è raro che anche Darlingtonia venga attaccata da questo parassita, soprattutto se coltivata di prossimità di piante che presentano un’infestazione già in atto. Questo insetto parassita si annida sul rizoma dove depone le uova ma solitamente lo si ritrova su tutto l’ascidio.
Se l’infestazione non è grave è possibile rimuoverlo manualmente in quanto piuttosto facile da riconoscere, oppure utilizzando uno dei vari prodotti ad azione insetticida sistemica specifici per piante che troviamo nei negozi specializzati. È opportuno trattare periodicamente per evitare che la problematica possa tornare.
Funghi:
-cercospora: è una malattia causata da un fungo, può insorgere in primavera o in autunno quando l’umidità è troppo elevata. Non è una malattia letale ma crea sulle foglie delle piccole macchie marroni contornate di rosso porpora. Pertanto crea un effetto antiestetico ma è una malattia facilmente debellabile con uno dei vari prodotti appositi presenti in commercio
-botrite: chiamato comunemente “muffa grigia”, è un tipo di fungo che aggredisce i tessuti di piante debilitate. Il suo decorso è molto rapido e può portare alla morte la pianta anche in pochi giorni.
La botrite può insorgere in ogni momento se le condizioni non sono ottimali, soprattutto quando vi è scarso riciclo d’aria. È facilmente debellabile con prodotti specifici presenti in commercio ma se non trattata tempestivamente esse potrebbe far marcire il rizoma e portare alla morte la pianta.
-phytium: si tratta di un fungo normalmente presente nel terreno, tuttavia può diventare patogeno in condizioni che ne rendono la proliferazione incontrollata (es. substrato in marcescenza, irrigazione con acqua non di qualità). Questo fungo patogeno è probabilmente uno dei più temibili in quanto aggredisce le radici e se non debellato in tempo con appositi prodotti esso danneggerà irrimediabilmente l’apparato radicale compromettendone la capacità di assorbire acqua e causando la morte della pianta.
–Antracnosi: si tratta di una malattia funginea insidiosa e difficile da combattere se non trattata tempestivamente. Il riconoscimento è piuttosto difficile perché facilmente confondibile con stress da bruciature in quanto si presenta con la formazione di macchie scure su foglie e fusto che si ingrandiscono rapidamente portando a zone di disseccamento. Insorge in condizioni di scarsa ventilazione e di elevata umidità.
Stress da caldo:
lo stress da caldo è un problema che affligge comunemente Darlingtonia se non coltivata correttamente. Soprattutto nelle settimane più calde dell’anno è opportuno prestare attenzione alle temperature, bisogna garantire che la temperatura interna del terreno non salga mai sopra i 25°C in quanto il calore porterebbe la pianta al collasso.
I sintomi del collasso da caldo iniziano con il punto di crescita che diventa nero, seguito dall’annerimento e dalla marciume del rizoma, il quale non sarà in grado di sostenere il peso degli ascidi. Una volta raggiunto questo punto, sarà estremamente difficile intervenire e salvare la pianta.

Vacanze
Prendersi cura di Darlingtonia anche quando si andrà in vacanza o ci si dovrà assentare per un periodo prolungato non è affatto complicato!
Il consiglio è quello di spostare le piante in un posto dove non prenderanno sole diretto per i giorni di assenza e, se non si dispone di un sistema di irrigazione automatico, basterà costruire un sistema a zattera il quale vi garantirà acqua per le vostre piante.
Per sapere come costruire un sistema a zattera visitare l’articolo dedicato alla coltivazione di Dionaea muscipula dove potrete trovare tutte le informazioni necessarie.
Riassumendo abbiamo imparato a conoscere meglio Darlingtonia ed il suo mondo. In questo breve articolo abbiamo cercato di trattare questa magnifica pianta sottolineando sinteticamente i punti chiave per poterci avventurare nella sua coltivazione.
Byblis

Pur assomigliando molto a Drosera per l’aspetto e per il meccanismo di cattura in realtà Byblis appartiene alla famiglia delle Byblidaceae.
Si tratta di una pianta con meccanismo a colla originaria dell’Australia dove viene chiamata comunemente “rainbow plant” o pianta arcobaleno per via dell’effetto prismatico che creano le gocce di colla quando vengono attraversate dai raggi solari.
Delle 7 specie di Byblis ad oggi conosciute solo 2 sono perenni (B. gigantea e B.lamellata) le restanti 5 (B.filifolia, B.guehoi, B.aquatica, B.rorida e B.liniflora) sono annuali ad hanno bisogno di impollinazione manuale per poter produrre frutti e semi.
La maggior parte delle Byblis cresce su terreni sabbiosi spesso con caratteristiche paludose.
Esposizione solare
Sole diretto!
Perché? Per questioni energetiche Byblis necessita di sole diretto per poter crescere rapidamente e raggiungere la maturità riproduttiva prima della fine della stagione di crescita. Inoltre il sole è una componente essenziale per queste piante per attrarre gli insetti.
Acqua
Solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione su un sottovaso alto per almeno 1/3 dell’altezza del vaso.
La maggior parte delle Byblis annuali, in particolar modo Byblis aquatica, crescono su zone spesso abbondanti a livello idrico, dove talvolta le piogge sono frequenti.
Byblis gigantea invece gradisce terreni più secchi che tendono ad inaridirsi durante la stagione invernale. Quindi vanno irrigate dall’alto e solo quando il sottovaso risulta privo d’acqua.
Substrato
Il mix migliore per la perfetta crescita di Byblis è un mix di torba bionda acida di sfagno, perlite e sabbia di quarzo (o di fiume ma non calcarea) in parti uguali.
Perché?
Perché il loro ambiente naturale è caratterizzato da un terreno acido che non rende disponibili minerali e sostanze nutritive pertanto anche Byblis si è adattata a queste condizioni e pH neutri o basici comprometterebbero il suo sviluppo portando la pianta alla morte.
È inoltre consigliato l’utilizzo di vasi alti.
Inverno
Con il termine annuale ci si aspetta che la pianta viva solo nel periodo compreso tra primavera, estate e autunno, ma per molte Byblis annuali non è esattamente vero. In vaso riescono a sopravvivere anche un paio di stagioni.
Sia Byblis annuali che perenni risultano essere abbastanza tolleranti alle temperature relativamente fredde che possono avvicinarsi anche a pochi gradi sopra lo zero, per un periodo tuttavia limitato.
Temono comunque le gelate di conseguenza è opportuno ripararle durante l’inverno, l’ideale sarebbe disporre di una serra fredda.
Con l’avvicinarsi dell’inverno anche byblis rallenterà il proprio metabolismo, non produrrà più fiori e foglie ed a questo punto bisogna anche limitare l’apporto idrico. In inverno il terreno deve restare umido ma non fradicio.
Con l’avvicinarsi della primavera bisogna aumentare gradualmente l’irrigazione e via via che le temperature si alzeranno la pianta ricomincerà a crescere.
Utricularia

Utricularia è un particolare genere di pianta carnivora appartenenti alla famiglia delle Lentiburliaceae dotata di trappole ad “aspirazione” chiamati otricoli.
È necessario distinguere 3 tipologie di Utricularia:
-terrestri
-epifite
-acquatiche
Ciò che rende particolari queste piante carnivore è la posizione delle trappole che si trovano lungo le radici per le utricularie terrestri ed epifite, per le utricularie acquatiche invece gli otricoli sono natanti in quanto queste piante non possiedono radici ma vivono sospese sotto la superficie dell’acqua.
Utricularie terrestri:
le Utricularie terrestri sono piante di piccola dimensione che si presentano con foglie piccole e sono piante carnivore a carattere tappezzante, cioè che ricoprono l’intera superficie del substrato. Spesso infestanti.
Producono molti fiori di colori e forme diversi a seconda della specie, spesso conoscere il fiore è l’unico metodo di distinzione tra una specie e l’altra.
Esposizione solare
Molta luce ma non sole diretto.
Sebbene alcune specie infestanti come Utricularia subulata e Utricularia livida tollerano la luce diretta, molte specie di Utricularia terrestre gradiscono ambienti in penombra o comunque schermati dai raggi solari diretti.
Acqua
Demineralizzata, piovana o di condensazione. Alcune Utricularia crescono in ambienti semi-sommersi ma generalmente tutte gradiscono un ambiente umido quindi è consigliabile irrigare abbondantemente e mantenere qualche centimetro d’acqua nel sottovaso.
Substrato
50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.
Utricularia non è una pianta particolarmente esigente in termini di mix torba-perlite. Necessita comunque di terreni a pH acido e privi di sostanze minerali e nutritive .
Utricularia cresce perfettamente anche il sola torba.
Utricularia cresce perfettamente anche il sola torba ma è consigliabile miscelare con perlite in quanto viene utilizzata per alleggerire il terreno e ritardare la marcescenza della torba pura.
Inverno
Riparate dalle gelate.
Sebbene Utricularia sia una pianta molto resistente sono comunque da evitare le gelate invernali e temperature generalmente sotto i 5°C.
Diminuire l’apporto idrico e se possibile riparare i vasi all’interno di serre fredde, doppie finestre oppure verande molto illuminate.
Utricularia non necessita di riposo vegetativo.
Utricularie epifite:
Sono utricularie tropicali che trovano il loro habitat ideale all’interno di foreste pluviali dove crescono sfruttando le altre piante per trovare sostegno. Infatti non è raro vedere le utricolarie epifite all’interno di incavi sui tronchi o tra i rami dove si accumulano muschi, foglie morte e residui organici in grado di offrire sostegno per le radici di queste affascinanti piante carnivore.
Si differenziano dalle utricularie terrestri non solo per l’habitat ma anche per le dimensioni decisamente più grandi e per i fiori che ricordano quelli di alcune Orchidea.
Esposizione solare
Non gradiscono la luce diretta!
Le utricularie epifite crescono in ambienti di sottobosco dove l’umidità è alta ed i raggi solari sono schermati dagli alberi.
È necessario coltivarle riparate dalla luce diretta del sole. Inoltre queste piante carnivore non gradiscono temperature superiori ai 25°C.
Acqua
Nel loro habitat le piogge sono abbondanti, tuttavia non crescendo direttamente sul suolo non gradiscono i ristagni idrici.
Vanno irrigate, con acqua demineralizzata, piovana o di condensazione, frequentemente e dall’alto in modo da bagnare bene il terreno ma senza creare ristagno.
Substrato
Come già detto questo particolare genere di Utricularia appartengono a quella tipologia di piante dette epifite, di conseguenza non affondano le radici su un vero e proprio terreno ma piuttosto su un mix di muschi e detriti.
Il substrato ideale è molto leggero, acido e privo di sostanze minerali o nutritive. L’ideale è creare un mix di torba bionda acida di sfagno, perlite, sfagno vivo o reidratato al quale è possibile aggiungere bark o corteccia.
Non vi è una vera e propria regola per un “Mix ideale”, l’importante è che il substrato risulti assai leggero e drenante.
Inverno
Utricularie epifite non necessitano di riposo vegetativo.
Nel loro habitat le temperature massime non superano i 25°C e quelle minime difficilmente raggiungono temperature inferiori ai 10°C.
In inverno è necessario quindi ripararle dal freddo e coltivarle come Nepenthes o altre piante tropicali e sub-tropicali. Tuttavia, se le radici sono ben protette, risultano essere più resistenti di queste ultime e l’esposizione a temperature proibitive (massimo 6-8°C) potrebbe comportare solo la perdita delle foglie, che verranno in seguito rigenerate.
Alcune specie di Utricularia a carattere epifita necessitano di un periodo di fresco secco per poter fiorire, ciò è possibile ricrearlo in primavera lasciando le piante esposte a tali temperature e mantenendo il substrato umido ma non bagnato per un breve periodo.
Utricularie acquatiche:
Rappresentano insieme ad Aldrovanda le uniche specie di pianta carnivora acquatica.
Le Utricularie acquatiche non hanno apparato radicale e pertanto vivono sommerse al di sotto della superficie dell’acqua ma senza appoggiarsi al terreno.
È possibile trovare queste piante carnivore praticamente in ogni parte del mondo, sia in climi caldi che temperati.
Per le utricularie acquatiche a clima subtropicale è necessario possedere un acquario con termostato in quanto morirebbero a temperature troppo fredde.
Le Utricularia acquatiche a clima temperato sono invece le più comuni ed è possibile coltivarle all’interno di laghetti, mastelli o acquapaludari posti all’esterno tutto l’anno. In inverno produrranno dei turioni (simili per aspetto ad iberna coli sommersi) che precipiteranno nel fondo del laghetto dove è opportuno vi sia un fondale composto da sabbia, ghiaia e terra in grado di offrire riparo dal ghiaccio. In primavera torneranno a vegetare senza problemi.
Genlisea
Genilisea è un altro genere di pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Lentiburliaceae come Utricularia.
Si presenta con piccole foglie disposte a rosetta ed anch’essa sviluppa le trappole sottoterra, tuttavia le trappole non sono otricoli disposti lungo le radici come quelle di Utricularia, sono bensì delle foglie modificate a formare una “nassa” che mira a catturare piccoli organismi del sottosuolo.
Genlisea cresce in aree tropicali dell’Africa e del Sud America in zone paludose dove può vivere semi sommersa per periodi prolungati, le temperature variano dai 30-35°c ad un minimo di 18°c.
Esposizione solare
Genlisea e tutte le specie appartenenti a questo genere non gradiscono il sole diretto, è pertanto opportuno coltivarle in condizione di penombra o comunque schermate dai raggi solari diretti.
Sono piante che si prestano bene alla crescita all’interno di terrari o paludari muniti di illuminazione artificiale.
Acqua
Solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione in abbondanza!
È consigliato mantenere il livello idrico fino quasi alla superficie del substrato per periodi prolungati. Molti coltivatori consigliano, soprattutto nel periodo invernale, di diminuire l’apporto idrico ma lasciare sempre qualche centimetro d’acqua nel sottovaso.
Substrato
Genlisea non è una pianta particolarmente esigente in termini di terreno, si adatta bene a mix di torba bionda acida di sfagno, sabbia di quarzo o di fiume (inerte), perlite, sfagno reidratato o vivo in proporzioni variabili. Importante è che il terreno sia acido e privo di sostanze minerali e nutritive.
Inverno
Essendo piante tropicali l’ideale sarebbe coltivarle all’interno di terrari con condizioni controllate durante tutto l’anno in quanto difficilmente sopportano temperature sotto i 18°C.
Drosophyllum lusitanicum
Il Drosophyllum lusitanicum è l’unica pianta appartenente al genere Drosophyllaceae, molto rara in natura trova il suo habitat in alcune zone aride di Portogallo, Spagna e Marocco su suolo prevalentemente sabbioso e roccioso.
Simile a Drosera e Byblis per il sistema di cattura che prevede trappole a colla lungo tutte le foglie filiformi che possono raggiungere lunghezze anche di 50cm.
Esposizione solare
Drosophyllum lusitanicum cresce in aree quasi prive di vegetazione arbustiva, pertanto gradisce il sole diretto anche nelle ore più calde delle giornate estive.
Acqua
Vivendo in terreni aridi questa pianta carnivora non gradisce il ristagno e non gradisce irrigazioni frequenti.
L’ideale è usare solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione ed irrigare quando il substrato appare eccessivamente arido e secco al tatto.
Le radici di Drosophyllum sono estremamente sensibili all’eccesso d’acqua che potrebbe velocemente portarle a marcire.
Substrato
Utilizzare vasi alti ed ampi.
Inverno
Drosophyllum vive all’interno di un areale a clima mediterraneo, in inverno non teme temperature anche prossime allo 0 ma non tollera gelate prolungate.
Questa pianta carnivora non si può definire perenne in quanto in natura non vive per più di 2-3 anni, tuttavia molti coltivatori affermano di essere riusciti a far sopravvivere Drosophyllum lusitanicum anche 5 anni.