Roridula

Roridula gorgonias e Roridula dentata sono le uniche due specie appartenenti a questo genere di pianta arbustiva originaria del Sud Africa dove può crescere fino ad un’altezza di due metri.

Roridula non può essere definita una pianta carnivora ma piuttosto proto-carnivora in quanto non è in grado di produrre enzimi digestivi.

Cosa significa proto carnivora? Significa appunto che questo particolare genere di pianta ha sviluppato un metodo “alternativo” per ricavare nutrimenti dalle sue prede, una spettacolare simbiosi tra pianta ed insetto!  infatti le foglie coperte di ghiandole sono in grado di produrre una resina appiccicosa che intrappola piccoli insetti ma da questa trappola vi è un insetto che da ciò trae beneficio, un piccolo Emittero del Genere Pameridae è infatti in grado di muoversi tra le foglie di Roridula ed approfittare delle prede immobili grazie alla resina per predarle facilmente e nutrirsene. Successivamente le deiezioni organiche di questo insetto andranno a fertilizzare naturalmente la pianta Roridula che altrimenti non sarebbe in grado di procurarsi le sostanze di cui ha bisogno.

Questo insetto vive la sua intera vita su Roridula, riproducendosi su di essa e deponendo le uova alla base della pianta stessa. In questo articolo parleremo di come coltivare Roridula.

Esposizione solare

Pieno sole!

Perché? Roridula in natura cresce su collinette insieme ad altre piante arbustive di piccola dimensione che non producono ombra o riparo dalla luce diretta. Di conseguenza esse si è adattata traendo beneficio anche dalla luce. Probabilmente la sua strategia di cattura prevede un mix tra il fornire ombra e riparo agli insetti e ingannarli con la riflessione della luce sulle foglie che faranno sembrare le goccioline come una fonte di acqua.

Acqua

Questa pianta proto carnivora è più resistente delle classiche piante carnivore ad eventuali minerali discolti nell’acqua, tuttavia è sempre bene utilizzare acqua demineralizzata o piovana come quella che gli viene fornita dalle piogge nel suo habitat naturale.

Inoltre si è notato come la pianta risulti stressata se annaffiata con acqua di falda.

Nel periodo estivo lasciare sempre qualche cm di acqua nel sottovaso ma rabboccare solo una volta asciutto. Questo perché non ama i ristagni idrici vivendo in ambienti con suolo sabbioso.

Substrato

Come accennato nelle righe superiori in natura cresce su ambienti caratterizzati da suolo sabbioso ed estremamente drenante di conseguenza sarebbe opportuno creare lo stesso ambiente anche in vaso.

Un mix 40% torba bionda acida si sfagno  e 60% perlite è un buon compromesso tra acidità e drenaggio.

Se si dispone di sabbia di quarzo inerte il mix migliore potrebbe essere  un mix tra torba, perlite e sabbia in parti uguali.

È consigliabile utilizzare vasi alti e aumentare la dimensione mano a mano che la pianta cresce.

Inverno

Le piante del genere Roridula appartengono ad un clima sub-tropicale e non necessitano del riposo vegetativo , tuttavia se ben riparate risultano essere piante relativamente tolleranti alle basse temperature purchè non inferiori ai 10°c per periodi eccessivamente prolungati. Anche nel loro ambiente naturale c’è alternanza estate-inverno, tuttavia gli inverni del loro clima sono più miti dei nostri inverni mediterranei.

Cosa succede in inverno?

in inverno è opportuno riparare Roridula dalle gelate, riponendo il vaso dentro una serra fredda oppure sotto un portico ma non in casa. 

Quando le temperature cominciano ad abbassarsi Roridula rallenterà il metabolismo e di conseguenza la crescita, in questo periodo non necessita di abbondanti irrigazioni ma è opportuno mantenere comunque il substrato umido con annaffiature occasionali.

In assenza dell’insetto ospite è buona regola, in questo periodo, pulire la pianta dall’eccesso di prede in quanto durante la decomposizione di questi insetti Roridula potrebbe venire facilmente aggredita da funghi.

Byblis

byblis filifolia

Pur assomigliando molto a Drosera per l’aspetto e per il meccanismo di cattura in realtà Byblis appartiene alla famiglia delle Byblidaceae.

Si tratta di una pianta con meccanismo a colla originaria dell’Australia dove viene chiamata comunemente “rainbow plant” o pianta arcobaleno per via dell’effetto prismatico che creano le gocce di colla quando vengono attraversate dai raggi solari.

Delle 7 specie di Byblis ad oggi conosciute solo 2 sono perenni (B. gigantea e B.lamellata) le restanti 5 (B.filifolia, B.guehoi, B.aquatica, B.rorida e B.liniflora) sono annuali ad hanno bisogno di impollinazione manuale per poter produrre frutti e semi.

La maggior parte delle Byblis cresce su terreni sabbiosi spesso con caratteristiche paludose.

Esposizione solare

Sole diretto!

Perché? Per questioni energetiche Byblis necessita di sole diretto per poter crescere rapidamente e raggiungere la maturità riproduttiva prima della fine della stagione di crescita. Inoltre il sole è una componente essenziale per queste piante per attrarre gli insetti.

Acqua

Solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione su un sottovaso alto per almeno 1/3 dell’altezza del vaso.

La maggior parte delle Byblis annuali, in particolar modo Byblis aquatica, crescono su zone spesso abbondanti a livello idrico, dove talvolta le piogge sono frequenti.

Byblis gigantea invece gradisce terreni più secchi che tendono ad inaridirsi durante la stagione invernale. Quindi vanno irrigate dall’alto e solo quando il sottovaso risulta privo d’acqua.

Substrato

Il mix migliore per la perfetta crescita di Byblis è un mix di torba bionda acida di sfagno, perlite e sabbia di quarzo (o di fiume ma non calcarea) in parti uguali.

Perché?

Perché il loro ambiente naturale è caratterizzato da un terreno acido che non rende disponibili minerali e sostanze nutritive pertanto anche Byblis si è adattata a queste condizioni e pH neutri o basici comprometterebbero il suo sviluppo portando la pianta alla morte.

È inoltre consigliato l’utilizzo di vasi alti.

Inverno

Con il termine annuale ci si aspetta che la pianta viva solo nel periodo compreso tra primavera, estate e autunno, ma per molte Byblis annuali non è esattamente vero. In vaso riescono a sopravvivere anche un paio di stagioni. 

Sia Byblis annuali che perenni risultano essere abbastanza tolleranti alle temperature relativamente fredde che possono avvicinarsi anche a pochi gradi sopra lo zero, per un periodo tuttavia limitato. 

Temono comunque le gelate di conseguenza è opportuno ripararle durante l’inverno, l’ideale sarebbe disporre di una serra fredda.

Con l’avvicinarsi dell’inverno anche byblis rallenterà il proprio metabolismo, non produrrà più fiori e foglie ed a questo punto bisogna anche limitare l’apporto idrico. In inverno il terreno deve restare umido ma non fradicio.

Con l’avvicinarsi della primavera bisogna aumentare gradualmente l’irrigazione e via via che le temperature si alzeranno la pianta ricomincerà a crescere.

Brocchinia reducta

Brocchinia

Brocchinia reducta è una pianta carnivora originaria del Sud America ed appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae. La sua trappola consiste in un “pozzetto” d’acqua che Brocchinia crea grazie allo sviluppo delle foglie che ricordno vagamente un ascidio. Questa pianta carnivora sfrutta la luce del sole ed il rivestimento interno delle foglie per riflettere i raggi UV attirando gli insetti. Una volta caduti nel pozzetto, gli insetti vengono parzialmente digeriti dalla pianta stessa e in parte decomposti dai batteri simbionti che Brocchinia utilizza per ottenere alcune sostanze nutritive non disponibili attraverso l’unico enzima che essa è in grado di produrre.

Esposizione solare

Brocchinia reducta necessita di sole diretto, tuttavia cresce in ambienti umidi e freschi ed è quindi opportuno schermare il sole diretto nelle ore più calde del giorno per evitare bruciature ed eccessivo calore.

Acqua

Usare solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione in quanto vive in aree caratterizzate da terreni acidi e privi di sostanze minerali e nutritive.

Brocchinia ama terreni umidi ma non fradici, evitare il ristagno idrico ed irrigare preferibilmente dall’alto in modo da bagnare il terreno ma senza inzupparlo eccessivamente.  

Substrato

Leggero, morbido e drenante.  50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.

Utilizzare torba pura priva di ammendanti e sostanze nutritive.  pH acido (3,5-4). 

Vasi alti ed ampi. Brocchinia può raggiungere dimensioni ragguardevoli.

Inverno

Brocchinia reducta come tutte le bromeliacee non ha il periodo di riposo vegetativo.

Durante l’inverno è opportuno ripararla da temperature proibitive (sotto i 10°C) all’interno di serre fredde, doppie finestre o verande molto illuminate. NON portare dentro casa.

Anche questa pianta carnivora durante l’inverno rallenta il proprio metabolismo, è perciò necessario ridurre l’apporto idrico ma mantenere comunque il substrato umido.

Heliamphora

Heliamphora

Heliamphora è una pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Sarraceniaceae, originaria di alcune aree montane del Sud America in particolare dei monti tepui del Venezuela dove cresce su terreni composti da sabbia inerte, muschi, residui vegetali in decomposizione e rocce.

Il grande esperto Stewart McPherson definisce l’habitat di Heliamphora come “freddi deserti piovosi” per via del terreno prevalentemente sabbioso (acido e privo di nutrimenti) del clima caratterizzato da temperature diurne non superiori ai 25°C e notturne non inferiori ai 7°C nonché dall’abbondanza di piogge.

Notando le temperature si può affermare che la maggior parte delle piante carnivore appartenenti al genere Heliamphora crescono in ambiente highland quindi necessitano di temperature fresche durante il giorno e di uno sbalzo termico durante la notte.

Esposizione solare

Sebbene molti coltivatori consigliano l’utilizzo di terrari con luce, temperatura ed umidità controllata è in realtà possibile coltivare Heliamphora all’esterno ottenendo comunque ottimi risultati.

Heliamphora ama la luce solare, tuttavia bisogna evitare temperature troppo elevate ed è quindi necessario schermare la luce durante le ore più calde delle giornate estive evitando il contatto diretto con i raggi solari.

Acqua

Heliamphora ha bisogno di crescere in un ambiente molto umido e bagnato, tuttavia non gradisce il ristagno idrico.

È necessario irrigare abbondantemente con acqua demineralizzata, piovana o di condensazione. Lasciando 1-2cm di acqua del sottovaso ed irrigando nuovamente quando questo accumulo sarà asciutto.

Substrato

Sebbene cresca su terreni prevalentemente sabbiosi la maggior parte delle specie appartenenti al genere Heliamphora non risultano essere particolarmente esigenti in termini di substrato, l’importante è che sia morbido, ben drenante, acido e privo di sostanze minerali e nutritive.

Utilizzare quindi il mix 50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.

Consigliabile coprire il substrato e la base della pianta con abbondante sfagno il quale aiuterà molto a mantenere l’umidità.

Inverno

Sebbene Heliamphora possa assomigliare, sotto alcuni punti di vista, a Sarracenia essa è in realtà una pianta totalmente diversa e visto l’ambiente in cui cresce non ha bisogno del riposo vegetativo.

L’ideale sarebbe coltivare Heliamphora all’interno di terrari o growbox con condizioni controllate tuttavia molte tra le specie più semplici (es H. minor, H. heterodoxa e vari ibridi) possono passare l’inverno all’interno di serre fredde, doppie finestre o verande ben illuminate. L’importante è che le temperature non scendano mai generalmente sotto i 10°C. 

Heliamphora teme le gelate! Inoltre cresce in un ambiente dove le condizioni sono praticamente costanti 365 giorni l’anno quindi necessiterebbe dello stesso apporto idrico ma se coltivate al di fuori di un sistema controllate è opportuno ridurre al minimo indispensabile l’apporto idrico nei mesi più freddi.

Utricularia

Utricularia

Utricularia è un particolare genere di pianta carnivora appartenenti alla famiglia delle Lentiburliaceae dotata di trappole ad “aspirazione” chiamati otricoli.

È necessario distinguere 3 tipologie di Utricularia:

-terrestri

-epifite

-acquatiche

Ciò che rende particolari queste piante carnivore è la posizione delle trappole che si trovano lungo le radici per le utricularie terrestri ed epifite, per le utricularie acquatiche invece gli otricoli sono natanti in quanto queste piante non possiedono radici ma vivono sospese sotto la superficie dell’acqua.

Utricularie terrestri:

le Utricularie terrestri sono piante di piccola dimensione che si presentano con foglie piccole e sono piante carnivore a carattere tappezzante, cioè che ricoprono l’intera superficie del substrato. Spesso infestanti.

Producono molti fiori di colori e forme diversi a seconda della specie, spesso conoscere il fiore è l’unico metodo di distinzione tra una specie e l’altra.

Esposizione solare

Molta luce ma non sole diretto.

Sebbene alcune specie infestanti come Utricularia subulata e Utricularia livida tollerano la luce diretta, molte specie di Utricularia terrestre gradiscono ambienti in penombra o comunque schermati dai raggi solari diretti.

Acqua

Demineralizzata, piovana o di condensazione. Alcune Utricularia crescono in ambienti semi-sommersi ma generalmente tutte gradiscono un ambiente umido quindi è consigliabile irrigare abbondantemente e mantenere qualche centimetro d’acqua nel sottovaso.

Substrato

50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite. 

Utricularia non è una pianta particolarmente esigente in termini di mix torba-perlite. Necessita comunque di terreni a pH acido e privi di sostanze minerali e nutritive . 

Utricularia cresce perfettamente anche il sola torba.

Utricularia cresce perfettamente anche il sola torba ma  è consigliabile miscelare con perlite in quanto viene utilizzata per alleggerire il terreno e ritardare la marcescenza della torba pura.

Inverno

Riparate dalle gelate.

Sebbene Utricularia sia una pianta molto resistente sono comunque da evitare le gelate invernali e temperature generalmente sotto i 5°C. 

Diminuire l’apporto idrico e se possibile riparare i vasi all’interno di serre fredde, doppie finestre oppure verande molto illuminate.

Utricularia non necessita di riposo vegetativo.

Utricularie epifite:

Sono utricularie tropicali che trovano il loro habitat ideale all’interno di foreste pluviali dove crescono sfruttando le altre piante per trovare sostegno. Infatti non è raro vedere le utricolarie epifite all’interno di incavi sui tronchi o tra i rami dove si accumulano muschi, foglie morte e residui organici  in grado di offrire sostegno per le radici di queste affascinanti piante carnivore.

Si differenziano dalle utricularie terrestri non solo per l’habitat ma anche per le dimensioni decisamente più grandi e per i fiori che ricordano quelli di alcune Orchidea.

Esposizione solare

Non gradiscono la luce diretta! 

Le utricularie epifite crescono in ambienti di sottobosco dove l’umidità è alta ed i raggi solari sono schermati dagli alberi.

È necessario coltivarle riparate dalla luce diretta del sole. Inoltre queste piante carnivore non gradiscono temperature superiori ai 25°C.

Acqua

Nel loro habitat le piogge sono abbondanti, tuttavia non crescendo direttamente sul suolo non gradiscono i ristagni idrici.

Vanno irrigate, con acqua demineralizzata, piovana o di condensazione, frequentemente e dall’alto in modo da bagnare bene il terreno ma senza creare ristagno.

Substrato

Come già detto questo particolare genere di Utricularia appartengono a quella tipologia di piante dette epifite, di conseguenza non affondano le radici su un vero e proprio terreno ma piuttosto su un mix di muschi e detriti.

Il substrato ideale è molto leggero, acido e privo di sostanze minerali o nutritive. L’ideale è creare un mix di torba bionda acida di sfagno, perlite, sfagno vivo o reidratato al quale è possibile aggiungere bark o corteccia. 

Non vi è una vera e propria regola per un “Mix ideale”, l’importante è che il substrato risulti assai leggero e drenante.

Inverno

Utricularie epifite non necessitano di riposo vegetativo.

Nel loro habitat le temperature massime non superano i 25°C e quelle minime difficilmente raggiungono temperature inferiori ai 10°C.

In inverno è necessario quindi ripararle dal freddo e coltivarle come Nepenthes o altre piante tropicali e sub-tropicali. Tuttavia, se le radici sono ben protette, risultano essere più resistenti di queste ultime e l’esposizione a temperature proibitive (massimo 6-8°C) potrebbe comportare solo la perdita delle foglie, che verranno in seguito rigenerate.

Alcune specie di Utricularia a carattere epifita necessitano di un periodo di fresco secco per poter fiorire, ciò è possibile ricrearlo in primavera lasciando le piante esposte a tali temperature e mantenendo il substrato umido ma non bagnato per un breve periodo.

Utricularie acquatiche:

Rappresentano insieme ad Aldrovanda le uniche specie di pianta carnivora acquatica.

Le Utricularie acquatiche non hanno apparato radicale e pertanto vivono sommerse al di sotto della superficie dell’acqua ma senza appoggiarsi al terreno.

È possibile trovare queste piante carnivore praticamente in ogni parte del mondo, sia in climi caldi che temperati.

Per le utricularie acquatiche a clima subtropicale è necessario possedere un acquario con termostato in quanto morirebbero a temperature troppo fredde.

Le Utricularia acquatiche a clima temperato sono invece le più comuni ed è possibile coltivarle all’interno di laghetti, mastelli o acquapaludari posti all’esterno tutto l’anno. In inverno produrranno dei turioni (simili per aspetto ad iberna coli sommersi) che precipiteranno nel fondo del laghetto dove è opportuno vi sia un fondale composto da sabbia, ghiaia e terra in grado di offrire riparo dal ghiaccio. In primavera torneranno a vegetare senza problemi.

Genlisea

Genilisea è un altro genere di pianta carnivora appartenente alla famiglia delle Lentiburliaceae come Utricularia

Si presenta con piccole foglie disposte a rosetta ed anch’essa sviluppa le trappole sottoterra, tuttavia le trappole non sono otricoli disposti lungo le radici come quelle di Utricularia, sono bensì delle foglie modificate a formare una “nassa” che mira a catturare piccoli organismi del sottosuolo.

Genlisea cresce in aree tropicali dell’Africa e del Sud America in zone paludose dove può vivere semi sommersa per periodi prolungati, le temperature variano dai 30-35°c ad un minimo di 18°c.

Esposizione solare

Genlisea e tutte le specie appartenenti a questo genere non gradiscono il sole diretto, è pertanto opportuno coltivarle in condizione di penombra o comunque schermate dai raggi solari diretti.

Sono piante che si prestano bene alla crescita all’interno di terrari o paludari muniti di illuminazione artificiale.

Acqua

Solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione in abbondanza! 

È consigliato mantenere il livello idrico fino quasi alla superficie del substrato per periodi prolungati. Molti coltivatori consigliano, soprattutto nel periodo invernale, di diminuire l’apporto idrico ma lasciare sempre qualche centimetro d’acqua nel sottovaso.

Substrato

Genlisea non è una pianta particolarmente esigente in termini di terreno, si adatta bene a mix di torba bionda acida di sfagno, sabbia di quarzo o di fiume (inerte), perlite, sfagno reidratato o vivo in proporzioni variabili. Importante è che il terreno sia acido e privo di sostanze minerali e nutritive.

Inverno

Essendo piante tropicali l’ideale sarebbe coltivarle all’interno di terrari con condizioni controllate durante tutto l’anno in quanto difficilmente sopportano temperature sotto i 18°C.

Stylidium

Stylidium è un numeroso genere di piante carnivore e proto carnivore australiane, la maggior parte perenni e alcune annuali. Il più comune delle quasi 300 specie è Stylidium debile.

Queste particolari piante carnivore si presentano come piccoli “cespugli”  dai quali scaturiscono fioriture abbondanti.

La trappola è situata lungo lo stelo floreale dove tessuti specializzati e dotati di ghiandole e peli producono una secrezione simile alla colla di Drosera, pertanto in grado di attirare, intrappolare e digerire piccoli insetti volanti.

Una caratteristica particolare di questa pianta è la presenza di un sistema a “grilletto” dove vi è posizionata la parte maschile del fiore. Tale sistema è estremamente sensibile al tatto e quando un insetto impollinatore si avvicina al fiore  questo “grilletto” scatta in meno di una frazione di secondo ricoprendo il suddetto insetto di polline.

Esposizione solare

Generalmente Stylidium predilige molta illuminazione e sole diretto.

Acqua

Demineralizzata, piovana o di condensazione.

Mantenere qualche centimetro d’acqua nel sottovaso costantemente ma ridurne l’apporto durante i mesi invernali.

Vi sono specie appartenenti al genere Stylidium che preferiscono un clima più arido e secco.

Substrato

50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite.

In natura vive in ambienti acidi e poveri di sostanze minerali e nutritive, pertanto è opportuno utilizzare solo torba pura che possiede tali caratteristiche.

Per le specie di Stylidium che vivono in areali più aridi è consigliabile aggiungere sabbia di quarzo inerte al mix.

Inverno

Stylidium è presente in tutta l’Australia, pertanto cresce in ambienti molto eterogenei in ecosistemi diversi tra loro. Alcune specie non tollerano temperature inferiori ai 15°C, altre resistono anche a temperature intorno ai 0°C. Generalmente le specie più comuni e diffuse in commercio (es Stylidium debile) non dovrebbe mai affrontare temperature sotto i 10°C, è perciò indispensabile riparare la pianta dalle gelate utilizzando una serra fredda, una doppia finestra oppure una veranda molto illuminata. Mai dentro casa! In quanto sono piante che gradiscono un alto tasso di umidità nell’aria.

Drosophyllum lusitanicum

Il Drosophyllum lusitanicum è l’unica pianta appartenente al genere Drosophyllaceae, molto rara in natura trova il suo habitat in alcune zone aride di Portogallo, Spagna e Marocco su suolo prevalentemente sabbioso e roccioso.

Simile a Drosera e Byblis per il sistema di cattura che prevede trappole a colla lungo tutte le foglie filiformi che possono raggiungere lunghezze anche di 50cm.

Esposizione solare

Drosophyllum lusitanicum cresce in aree quasi prive di vegetazione arbustiva, pertanto gradisce il sole diretto anche nelle ore più calde delle giornate estive.

Acqua

Vivendo in terreni aridi questa pianta carnivora non gradisce il ristagno e non gradisce irrigazioni frequenti.

L’ideale è usare solo acqua demineralizzata, piovana o di condensazione ed irrigare quando il substrato appare eccessivamente arido e secco al tatto.

Le radici di Drosophyllum sono estremamente sensibili all’eccesso d’acqua che potrebbe velocemente portarle a marcire.

Substrato

Sabbioso e drenante, usare solo torba bionda acida di sfagno in mix con perlite e sabbia di quarzo in rapporto 1-1-1.  

Utilizzare vasi alti ed ampi.

Inverno

Drosophyllum vive all’interno di un areale a clima mediterraneo, in inverno non teme temperature anche prossime allo 0 ma non tollera gelate prolungate.

Questa pianta carnivora non si può definire perenne in quanto in natura non vive per più di 2-3 anni, tuttavia molti coltivatori affermano di essere riusciti a far sopravvivere Drosophyllum lusitanicum anche 5 anni.

Pinguicula

Il genere Pinguicula comprende diverse piante carnivore appartenenti alla famiglia Lentibulariaceae.

Il meccanismo di cattura di queste affascinanti piante carnivore è simile a quello di Drosera, anch’esse come queste ultime producono una secrezione collosa in grado di intrappolare piccoli insetti. Tuttavia si differenziano da Drosera per l’aspetto, Pinguicula infatti si presenta più simile ad una pianta succulenta con larghe foglie appoggiate al terreno e la pagina superiore della foglia totalmente ricoperta di numerose ghiandole secernenti la “colla” e molto più fitte e piccole delle ghiandole di Drosera.

Pinguicula cresce in ecosistemi estremamente diversi tra loro ed è presente in molte zone del pianeta. Di conseguenza è obbligatorio dividerle in due gruppi principali per poterne comprendere la natura:

-messicane (o tropicali)

-temperate 

Quindi due climi praticamente opposti! Le prime non necessitano di un vero e proprio riposo vegetativo mentre le seconde in inverno producono un ibernacolo.

Vedremo ora più nel dettaglio:

Esposizione solare

 –Pinguicule messicane: amano il caldo ma tendono a soffrire la luce solare diretta nelle ore più calde della giornata, è quindi opportuno offrire un riparo.

Pinguicule temperate: se le temperature non superano i 25°C amano il sole diretto tutto il giorno. Altrimenti è bene ripararle durante le ore più calde del periodo estivo.

Acqua

-Pinguicule messicane: acqua demineralizzata, piovana o di condensazione sempre presente nel sottovaso in estate e terreno appena umido in inverno.

-Pinguicule temperate: acqua demineralizzata, piovana o di condensazione in abbondanza nel sottovaso in estate, ridurre l’apporto idrico durante l’inverno ma non far seccare mai il substrato.

Substrato

Il substrato è un argomento molto vasto da affrontare quando si parla di Pinguicula in quanto esistono specie che prediligono terreni calcarei  altre invece preferiscono terreni acidi.

di seguito cercheremo di illustrare dei terreni “universali”:

Pinguicule messicane:  torba bionda acida di sfagno, perlite e sabbia silicea in parti uguali, alcune specie gradiscono vermiculite o lapillo vulcanico a grana fine in quanto aiutano a “tamponare” l’acidità della torba. Alcuni coltivatori utilizzano coltivare alcune pinguicule messicane adagiandole su blocchi di tufo dove vengono scavati degli appositi spazi all’interno dei quali viene posto un mix di tufo sbriciolato e poca torba.

Pinguicule temperate:  50% torba bionda acida di sfagno e 50% perlite, alcuni coltivatori hanno ottenuto ottimi risultati miscelando in rapporto 2-1-1 torba, perlite, sabbia silicea e aggiungendo poca vermiculite. Per le pinguicule a clima alpino si consiglia un mix di torba, perlite e vermiculite in rapporto 1-2-1.

Inverno

Pinguicule messicane:  riescono a sopportare temperature fino ai 5°C. durante l’inverno va ridotto drasticamente l’apporto idrico e lasciato il terreno quasi al secco. 

Durante il periodo invernale alcune pinguicule tropicali non subiscono cambiamenti morfologici significativi, altre invece producono foglie succulente, non carnivore, corte ed in numero elevato formando una sorta di “rosetta” durante il periodo di siccità.  

Pinguicule temperate: riescono a sopportare temperature anche di -10°C, soprattutto le specie alpine. Formano un ibernacolo protettivo e non necessitano di particolari cure. Ridurre comunque l’apporto idrico.

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